Eos, "l'aurora" del 2012 |
Scritto da Pietro Baruffetti |
Lunedì 09 Gennaio 2012 18:37 |
Se è vero il vecchio adagio “il buongiorno si vede dal mattino”, allora questo 2012 è doppiamente iniziato bene per il GAM, dal punto di vista delle occultazioni asteroidali. La notte fra il 7 ed l’8 gennaio (per esattezza pochi istanti prima delle 2h06m dell'8 gennaio) il GAM “al top” (nella persona del suo presidente, aiutato da Gabriele Tonlorenzi, e del più grande dei 3 telescopi sociali), ha osservato l’occultazione di una stellina di Orione, da parte dell’asteroide (221) Eos.(Quì a destra ripreso dall'altra equipe GAM formata da Michele Bigi e Giancarlo Bonatti, ed operante a Marina di Carrara: L'asteroide era in fase di avvicinamento alla stella, che arebbe poi occultato quaranta minuti dopo. Il tempo indicato sul frame video è in TU, Tempo Universale, ovvero l'ora di Greenwich, convenzionale riferimento per tutte le osservazioni astronomiche)
Dicevamo doppiamente perché il nome dell’asteroide, Eos, deriva dalla dea dell’aurora nella mitologia greca. Si, proprio colei di cui, leggendo Omero, abbiamo spesso sentito dire “dalle dita rosate”, o colei che ogni mattino muore uccisa dal Sole, che disperatamente cerca di rivederla, secondo l’allegoria del mito di Orfeo cui è stato impossibile riguardare l’amata moglie Euridice (protagonista, quando si dice il caso..., anch'essa di una occultazione positiva GAM dello scorso novembre). Molti ricorderanno che il volgersi di Orfeo/Sole per riveder l'amata moglie Euridice/Eos prima di essere usciti dall’Ade, fu la causa per cui la perdette per sempre, a simboleggiare come appunto non possano essere visibili contemporaneamente nel cielo il colore dell’Aurora ed il Sole. L’occultazione dell'altra notte è stata, anche dal punto di vista culturale e non solo astronomico, molto particolare. A cominciare dall’asteroide che ha nascosto, occultandola per 6,72 secondi la stellina. Venne scoperto da Johann Palisa, astronomo austriaco, il 18 gennaio 1882 (quasi esattamente quindi 130 anni fa) da Vienna, che con tale nome beneaugurante volle salutare il nuovo Come accennavamo Eos è anche il “capostipite” di una famiglia di asteroidi, che da lui prende nome, e che conta attualmente circa 4400 oggetti delle più svariate dimensioni (fra i quali anche l'asteroide 661 Cloelia, omonimo della socia n° 3 del GAM) . Si chiamano famiglie di asteroidi, alcuni sottoinsiemi dello sterminato numero di asteroidi, che si caratterizzano per orbite molto simili fra loro (dal punto di vista della distanza dal Sole, per periodo di rivoluzione e forma delle loro orbite, dell’inclinazione delle orbite stesse rispetto al piano medio di tutti i pianeti, ma anche per caratteristiche spettrali – cioè di composizione chimica). Tali famiglie di asteroidi vennero interpretate per la prima volta nel 1918 dall’astronomo giapponese Hirayama come frutto dello scontro nello spazio di due asteroidi preesistenti, che si erano frantumati in tale scontro ed i cui frammenti continuavano ad orbitare conservando grossomodo l’orbita iniziale dei due corpi. Hirayama avanzò allora questa ipotesi studiando tre gruppi di asteroidi, uno dei quali era proprio la famiglia di Eos di cui si conoscevano allora solo 14 componenti. L’ipotesi di Hirayama si è rivelata poi corretta ed oggi conosciamo almeno una trentina di famiglie asteroidali. Dobbiamo quindi pensare ad Eos come il “frammento” più grande residuato da un immane scontro cosmico, nel cui urto si sono liberate anche temperature che hanno in parte fuso i materiali degli asteroidi (studi spettroscopici e, come vedremo su meteoriti, dimostrano che devono essere state raggiunte temperature anche superiori ai 1500 °C).
M Le previsioni erano, come spesso accade, non perfettamente coincidenti. Secondo la IOTA-ES (sezione europea della organizzazione internazionale sulle occultazioni) noi dovevamo essere al limite inferiore della zona di occultazione, con una discreta probabilità di assistere ad un’occultazione molto marginale della durata di pochissimi secondi o frazioni di secondo. Per l’ EAON (una associazione a carattere europeo sviluppatasi autonomamente inizialmente nei paesi europei di lingue neolatine, ma in stretti rapporti con la IOTA), invece l’occultazione sarebbe avvenuta molto più a nord (Veneto e Lombardia). In questi casi è sempre meglio osservare, dato che è veramente difficile calcolare la posizione esatta di un oggetto distante oltre 300 milioni di km. Un piccolissimo errore di misura fatto in qualche osservazione passata, fa facilmente spostare la posizione reale dell’oggetto di qualche decina di km. Assieme alle due postazioni GAM si erano detti disponibili (attraverso una rete internet, Occultwatcher, che lega gli osservatori di tutto il mondo e invia materiale per le osservazioni, raccoglie i risultati, av
Farzad Ashkar è uno dei due coordinatori della IOTA-ME . Cioè l’articolazione Medio Orientale dell’organizzazione internazionale per le occultazioni. Raccoglie prevalentemente osservatori di lingua araba, che vanno dal Marocco al Kazakhstan, dalla Turchia alla Somalia, che collaborano (come si usa da sempre in astronomia, la scienza meno vincolata “da confini terrestri”) con gli altri osservatori del pianeta. Per chi legga il Farsi (la lingua persiana) e l’inglese, consigliamo di dare un’occhiata al loro bollettino semestrale delle osservazioni. http://www.asteroidoccultation.com/observations/IOTA_MEnewsletter6.pdf Ashkar è stato anche animatore, nel suo paese, di una associazione ch si intitola “astronomi senza frontiere”. Vive ed insegna astronomia a Shiraz, la sesta città (per popolazione; 1.700.000 abitanti) dell’Iran, e che è stata capitale della Persia prima che la stessa venisse trasferita, nel 1794, a Teheran. Tuttora Shiraz è un centro culturale di primo’ordine, capoluogo della regione di Fars. E’ questa la regione storica di origine dei Persiani (il farsi è la lingua nazionale, e lo stesso nome Persia deriva dalla traduzione degli antichi greci del nome degli abitanti della città). Per questo motivo a poche decine di km da Shiraz si possono ammirare gli splendidi resti di Persepoli, oppure la tomba di Ciro il Grande a Pasargadae. Ashkar Farzad è anche un ottimo fotografo (di soggetti naturalistici e astronomici) si vedano le sue foto sul suo spazio di Facebook (http://www.facebook.com/farzad.ashkar/photos) . Le due foto finali mostrano Ashkar davanti all’osservatorio dell’Università di Shiraz, ove insegna e da dove effettua occultazioni col 30cm (dello stesso tipo di quello GAM) in dotazione all’osservatorio, ed una sua splendida foto del cielo invernale dalla campagna intorno a Shiraz. Con questa, che è un po’ il sogno di ogni astrofilo europeo, Orione alto nel cielo, con sotto Sirio ed ancora più in basso, poco sopra l'orizzonte, la mitica Canopo invisibile dall’Europa, cogliamo occasione per salutare tutti i lettori del sito, augurando un Buon 2012 |