5 asteroidi misurati dal GAM |
Scritto da Pietro Baruffetti |
Domenica 19 Gennaio 2014 22:26 |
Se ci sono virtù che l’Astronomia insegna (ed obbliga) a praticare, sono senz’altro la costanza e la pazienza. Gli eventi astronomici non dipendono da noi: possiamo solo (e non sempre) prevederli ed attenderli. A chi non piacerebbe poter vedere da casa propria, magari ogni due o tre anni, una bella eclisse totale di Sole, una splendida cometa o lo scoppio di una Supernova nella nostra Galassia (evento quest'ultimo, sia detto per inciso, che “manca” dal 1604…erano i tempi di Keplero e Galileo)? Ma non possiamo farci niente, e non ci resta che attendere, sperando che poi le condizioni meteo in quei momenti siano favorevoli (per non perderli ulteriormente dopo tanta attesa…).
Così è accaduto anche con le osservazioni di occultazioni asteroidali da parte del nostro gruppo. Si tratta, in questo caso, di eventi prevedibili con buona accuratezza e che permettono di misurare, a posteriori e confrontando le osservazioni di altri astrofili in Europa o nel mondo, il diametro e la forma di un asteroide, la sua posizione nello spazio con la precisione di pochi km, e nei casi più fortunati, scoprire eventuali satelliti orbitanti attorno al corpo principale, scoprire una stella doppia particolarmente stretta ecc. Il fenomeno dell’occultazione asteroidale si produce quando un asteroide del nostro Sistema Solare si trova a passare, visto da noi ed ovviamente solo in prospettiva, di fronte ad una stella (in realtà infinitamente più lontana). Nei brevi istanti in cui il corpo dell’asteroide copre il disco puntiforme della stella, noi possiamo assistere ad un improvviso calo di luce della coppia stella+asteroide. Si va da fenomeni appena percettibili quando l’asteroide è più luminoso della stella, per cui al momento dell’occultazione il calo di luminosità è piccolo, alla situazione contraria di asteroidi particolarmente piccoli e/o oscuri, centinaia o migliaia di volte meno luminosi della stella che vanno a “nascondere”. In questo caso al momento dell’occultazione, quando la stella viene repentinamente “nascosta” dall’asteroide, ci arriva soltanto la debolissima luce dell’asteroide. La luce dell'oggetto (i due corpi, in quei momenti, apparentemente, vicinissimi e tali da formare un unico punto di luce) vista da una ristretta zona della Terra, sembra in pratica come “spegnersi”. Una specie di brevissima eclisse totale (ma stavolta ad essere eclissata è una stella e non il Sole).
Dicevamo che tale tipo di eventi è calcolabile. Solo che date le distanze in gioco (si va da almeno un paio di centinaia di milioni di Km ad alcuni miliardi nel caso degli oggetti posti oltre il pianeta Nettuno), un piccolissimo errore sui dati dell’asteroide e/o della stella, fa sì che l’evento, dalla Terra, venga in realtà osservato a qualche decina di km di dastanza da dove previsto, lasciando così "a bocca asciutta" chi si era attrezzato con la speranza di assistere all’evento. Per questo motivo si usa abitualmente osservare non solo dalla linea da cui è calcolato debba potersi osservare il fenomeno, ma anche, per sicurezza, in tutta una fascia di qualche decina/centinaia di km ai due lati di tale striscia teorica di visibilità, che attraversa il nostro pianeta ma che è larga solo quanto il diametro dell'asteroide stesso.
Statisticamente da un dato luogo della Terra sarebbe possibile osservare, ogni anno, un centinaio di eventi di questo tipo. Ma se togliete quelli che avvengono di giorno, quelli con cielo nuvoloso, quelli ad ore improponibili della notte, quelli che durano pochi centesimi di secondo o con cali infinitesimi di luminosità, oppure quelli che riguardano stelle troppo deboli per una strumentazione amatoriale ecc. è difficile per un osservatore ottenere un bottino di più di 5-8 occultazioni in un anno. E qui salta fuori la statistica della nota poesia di Trilussa: se in Italia ci dicono che mangiamo un pollo a testa, non sarà mica che qualcuno ne mangia due e qualcun altro nessuno? Così sembra essere accaduto per le osservazioni positive di occultazioni asteroidali da Massa e Carrara. Per 20 mesi, dal febbraio 2012 all'ottobre 2013 (nonostante un’ottantina di osservazioni effettuate in quell’intervallo temporale) nessuna occultazione positiva è stata registrata da alcun socio GAM. Poi, a partire dal 16 ottobre 2013 ad oggi, in poco più di 2 mesi e mezzo, si è potuto assistere con successo a ben 5 occultazioni con risultato positivo, nonostante la difficoltà estrema delle condizioni in cui si sono verificate un paio di esse.
Veniamo ad una sintetica descrizione di questi eventi positivi osservati, con qualche curiosità sull’oggetto e sull’osservazione specifica.
(236) Honoria: 19 ottobre 2013. Osservata una occultazione della durata di 3,95s, centrata alle ore 02h 45m 51s,71 di TU (Tempo Universale, ovvero l’ora di Greenwich; pari alle 03h 45m 51s,71 di ora civile).
L’occultazione che ha rotto il ghiaccio ha riguardato una stellina di 11 magnitudine, nella costellazione del Cancro (ed il cui numero, nel catalogo di posizione Tycho, è TYC 0802-01395-1) . L’asteroide appariva muoversi relativamente "molto" veloce e risultava ben visibile già nelle ore precedenti (normalmente si effettua la ricerca degli oggetti un’oretta prima dell’evento, sia per verificare la fattibilità dell’osservazione, sia per verificare la corretta identificazione dell’oggetto). L’osservazione è stata fatta dal terrazzo di casa Baruffetti, col telescopio Meade di 20cm di apertura, in condizioni di trasparenza e stabilità del cielo medio/scarse. Per giunta con la presenza di una Luna pressoché piena a 87° di distanza. Come consueto da qualche anno a questa parte nel GAM, l’osservazione è avvenuta mediante la ripresa di un filmato con una telecamera molto piccola (Watec 120N+), che si inserisce al posto dell’oculare del telescopio e che invia le sue riprese in tempo reale ad un apparato (grabber) che, grazie ad un programma di videoregistrazione (Magix film) effettua una registrazione digitale (normalmente della durata di 3 minuti) attorno al tempo previsto per l’evento, registrazione che viene salvata direttamente nel PC portatile dedicato alle occultazioni, per la successiva elaborazione. Il segnale prima di arrivare al computer passa pure da un apparato GPS che inserisce, su ogni singola immagine (frame) video, l’istante del frame stesso, con la precisione di 0,02s. Data la relativa velocità dell’oggetto (poco più di 19 km/s), e dato che l’oggetto era stimato essere di circa 81 km, ci potevamo quindi aspettare un’occultazione che durasse, al massimo, per le località che si trovassero esattamente al centro della striscia interessata, 4,3s.
Qui a destra il risultato dell’analisi del filmato (ricavata grazie al programma
Nell’immagine, Honoria è la giovane al centro, assieme a suo fratello Valentiniano III e la madre Galla Placidia. Per quest'ultima venne costruito, a Ravenna, allora sede dell’Impero d’Occidente, il celebre Mausoleo a lei dedicato; una delle più pure e suggestive creazioni dell’arte musiva ravennate. Un luogo incantato di cui si può fare una visita virtuale a partire da questa pagina L’atmosfera magica dell’interno del mausoleo stesso, e la sua fantastica volta stellata, sembra abbia ispirato a Cole Porter (in viaggio con la moglie in Italia) la celebre canzone Night & day (ascoltabile su you tube a questo indirizzo .
(41) Daphne: 29 novembre 2013 Osservata una occultazione della durata di 5.8 s, centrata rispetto all ore 20h 16m 38s, 277 (TU) L’osservazione rivestiva un certo interesse. Si trattava di un asteroide abbastanza noto, di cui erano state osservate già tredici occultazioni, una non più tardi del 5 settembre 2013, il che faceva ritenere che gli elementi dell’oggetto fossero abbastanza sicuri. L’analisi del filmato col programma Che l’asteroide non fosse al punto previsto, dato che l'osservazione massese è compatibile con una osservazione non lontana dalla corda centrale di Daphne, è testimoniato anche dal fatto che l’occultazione sia avvenuta con 13 secondi di anticipo rispetto al tempo calcolato (e per il quale si stimava nelle previsioni un errore di circa 3s). Alcune considerazioni se li meritano anche lo scopritore dell’asteroide e la figura mitologica di cui ha assunto il nome. Iniziamo dallo scopritore: Hermann Mayer Salomon Goldschmidt (1802-1866). Innanzitutto c’è da dire che è stato il primo astrofilo (cioè astronomo non professionista) ad avere scoperto un asteroide (21 Lutetia) nel 1852. Il nome di questo e di tutti gli altri suoi asteroidi, venne proposto da Urbain Le Verrier (all’epoca un po’ il “padre e padrone” dell’astronomia francese, dopo che aveva scoperto nel 1846, a tavolino, l’esistenza di quello che sarebbe poi divenuto il pianeta Nettuno scoperto da Galle a Berlino il 23 settembre di quell’anno sulla base, appunto, dei calcoli di Le Verrier). Pittore di origini ebreo/tedesche, Goldschmidt si era poi trasferito a Parigi, all’epoca (siamo nella prima metà dell’Ottocento) principale polo di attrazione artistica europeo. A Parigi il nostro ascoltò, a 45 anni, Per quanto riguarda invece il nome dell’asteroide (proposto, come dicevamo, da Urbain (128) Nemesis, 18 dicembre 2013. Osservata una occultazione della durata di 1,28s, centrata alle ore 22h16m24s,7
L’osservazione si preannunciava difficile per vari motivi. Gli oggetti erano poco luminosi, bassi sull’orizzonte (altezza di soli 20°), con una Luna piena in cielo, ma cosa ancora più significativa con un calo atteso di luminosità pari a 0,3 magnitudini (poco al di sopra della soglia di quello che un occhio allenato riesce appena a percepire) e col fatto che la previsione ci dava si una probabilità (per Massa) del 41%, ma ponendoci comunque 10 km fuori dalla zona prevista di occultazione. La fortuna ha voluto dare una mano e nonostante un rapporto fra segnale/rumore molto basso, è stata possibile osservare, da parte di Baruffetti, l’occultazione, la cui curva di luce Il risultato ci dice che l’asteroide era spostato di un 15-29 km più a nord, e quindi la sua ombra ha interessato marginalmente Massa e, cosa notevole, in anticipo di circa 26s sull’istante previsto (alla velocità media dell'asteroide questo significa uno spostamento di quasi 500 km). Questo anticipo ha spiazzato l’osservazione fatta dall’osservatorio di Monte Agliale (Borgo a Mozzano, LU), l’unica altra postazione europea in grado di osservare questo fenomeno. Dovendo per motivi tecnici osservare per non più di 30 secondi, hanno centrato la loro posa fotografica sul tempo delle previsioni, rimanendo quindi fuori per una diecina di secondi dall’ottenere una osservazione positiva. Venendo a Nemesis c’è da dire che è un asteroide relativamente grande (dimensioni stimate fra i 140 ed i 190 km), molto oscuro, di tipo carbonaceo (roccioso). E’ l’oggetto più grande di una piccola famiglia di asteroidi (cui dà il nome) che comprende una trentina di oggetti che orbitano attorno al Sole con orbite molto simili, rivelando così di provenire da una fratturazione di un corpo originale più grande. Ruota attorno al Sole in poco più di 4 anni e 7 mesi, mentre ruota con relativa lentezza su se stessa (una rotazione ogni 39 ore). Passiamo, come al solito,a conoscere scopritore e mitologia dell’asteroide. Nemesis venne scoperto il 25 novembre 1872 da James Craig Watson (1838-1880) all’epoca direttore dell’osservatorio di Detroit (USA). Fatti notevoli della sua vita sono stati la prima scoperta di un asteroide fatta dalla Cina (durante una missione a Pechino per l’osservazione del transito di Venere sul Sole del 1874, il nostro trovò un asteroide che, per cortesia verso i suoi ospiti, chiese al principe Gong di volergli attribuire il nome. Sotto l'aspetto mitologico Nemesi è il nome di una dea greca, una delle due personificazioni della giustizia. Ma se Dike (l'altra delle due) è passata anche ai romani come Justitia (giustizia), è intesa come legge, norme che condannano i colpevoli, ecc. Nemesi invece non ha avuto un corrispettivo latino personificando invece la giustizia che opera prima ancora delle norme. Una giustizia divina che persegue ad esempio gli autori di crimini impuniti, che in ultima analisi perseguita e punisce i rei anche non riconosciuti dagli uomini, vendicando i torti (per questo l'accezione del termine italiano "nemesi" come vendetta o giustizia fatta dalla storia. E' usata nella locuzione "una nemesi storica", quando il tempo rivaluta o condanna persone, idee, opinioni che erano state in precedenza condannate o esaltate, od una serie di fatti porta poi ad un risultato che era l'opposto di quello che una persona si prefiggeva). Oppure è la convinzione sottesa a frasi tipo "il tempo fa giustizia", "il temnpo svela torti e ragioni". Qui a destra Nemesi in un dipinto di Alfred Rethel del 1834 (la dea persegue un assassinio notturno avvenuto senza testimoni). In uno dei miti Nemesis si traformò in anatra e fu posseduta da Zeus trasformatosi in Cigno e dall'unione nacque un uovo da cui nacque a sua volta Elena di Troia (un altro mito dice invece che ciò accadde a Leda). Una "leggenda metropolitana" (legata in parte ad un romanzo di fantascienza di Isaac Asimov dal titolo omonimo) chiama Nemesis una ipotetica (e mai trovata, nonostante che i telescopi astronomici attuali sarebbero in grado di scoprirla facilmente) stella, nana rossa o bruna, compagna debolissima del Sole, attorno a cui ruoterebbe ogni 26 milioni di anni con un'orbita molto ellittica; al suo passaggio al perielio, questa compagna del Sole, perturberebbe col suo campo gravitazionale gli asteroidi più lontani facendone precipitare molti verso il Sole stesso ed alcuni colpirebbero la Terra dando origine alla grandi estinzioni di massa. In realtà se ciò fosse vero l'oggetto dovrebbe avere una distanza massima dal Sole di circa 1-1,5 anni luce, mentre le nostre richerche di nane brune (le stelle più fredde e piccole che conosciamo) hanno, si ritiene, rivelato tutte le nane brune in un raggio di 10 anni luce dal Sole snza trovare alcun indizio di Nemesis.
(120) Lachesis, 5 gennaio 2014. Osservata occultazione della durata di 12,15 s centrata alle ore 21h33m49s,24 di TU (Tempo Universale: equivalente alle ore 22 etc. per il tempo civile italiano)
Come al solito (l'inverno è la stagione in cui statisticamente si producono più occultazioni, dato che alle nostre latitudini le notti sono sensibilmente più lunghe, ma anche quelle in cui più spesso fa nuvolo o piove...) Baruffetti si è trovato ad essere l'unico europeo in grado di seguire il fenomeno per cui la sua osservazione isolata, oltre a rilevare lo spostamento, non può dare risultati definitivi sulla forma e le dimensione dell'asteroide, che comunque deve essere lungo almeno 166 km (a tanto corrisponde la durata dell'occultazione moltiplicata per la velocità istantanea lungo la sua orbita di Lachesis al momento dell'occultazione). Una magra consolazione può essere comunque il fatto che questa occultazione di Lachesis è stata la prima occultazione in assoluto, per l'Europa, del 2014 (e come vedremo fra poco anche la seconda e la terza sono state effettuate dal GAM). La curva di luce qui accanto rappresenta i valori istantanei (ogni 4 centesimi di secondo) misurati attraverso l'attrezzatura ed i programmi di riduzione del GAM .La linea verde è la luminosità di una stella di confronto presente nel campo, mentre la gialla è l'andamento della luminosità della coppia asteroide+stella occultata, che subisce un calo durante l'occultazione (ogni linea verticale corrisponde, nella figura, a 4 secondi di tempo). L'oscillazione della luminosità è un misto del normale scintillio delle stelle dovuto all'atmosfera, e a normali effetti dell'elettronica (che genera piccole scariche, frame di immagine non perfettamente identici - ad Venendo alle notizie su scopritore e mitologia, diremo innanzitutto che l'asteroide venne scoperto dall'astronomo francese Alphonse Louis Nicolas Borrelly (1842-1926) (vedi una sua foto a sinistra) il 10 aprile 1872, all'osservatorio di Marsiglia in cui il Borrelly lavorava e da dove scoprì 18 asteroidi L'asteroide Lachesis è uno fra i più grandi (per l'esattezza il 35° per questo parametro, a pari merito con Daphne di cui abbiamo detto prima) della Fascia principale degli asteroidi (quelli che orbitano fra Marte e Giove), con un periodo di 5 anni e mezzo. Data la sua massa e la sua densità, sulla superficie di Lachesis (a proposito si pronuncia con l'accento sulla "a") una persona che pesa sulla Terra 70 kg, potrebbe provare l'inebriante sensazione di "pesare" meno di 4 hg (etti!), e di battere, ad esempio, con facilità il record mondiale di salto in alto, dato che con la spinta che sulla Terra gli fa fare un balzo di 10 cm, sulla superficie dell'asteroide supererebbe ampiamente i 20 metri.... Ma chi era Lachesis? Si tratta di una delle tre Moire (altrimenti dette Parche, o, dai latini, Fatae da cui deriva probabilmente il nome delle "fate" di tante fiabe - oppure le figure delle tre "streghe" che incontrano Machbet nella tragedia di Shakespeare e gli predicono due volte ed in maniera enigmatica, il suo destino). Le tre Moire (Chloto, Lachesis e Atropo) vivono all'ingresso del regno dei morti (Ade), presiedono e "filano" il destino dell'uomo, fissandone (a loro piacimento) l'inizio, la durata e la fine. Chloto (in antico greco Κλωθώ che può tradursi "io filo") infatti tiene il materiale informe iniziale (nello strame) ed inizia a filare, Lachesis (in greco Λάχεσις termine che può significare fra l'altro "destino") avvolgendolo ad un altro fuso, lo tesse in maniera ordinata e, al momento stabilito, Atropo (Aτροπος "l'inesoralbile") lo taglia, decretando la morte dell'indivuo. Al volere di Atropo nessun dio, nemmeno Zeus, può opporsi. Il dipinto qui a lato, di Francesco Salviati, pittore manierista fiorentino, amico e collaboratore del Vasari è del 1550 e si trova a Palazzo Pitti. Appare in un certo senso enigmatico e inquietante, perchè sembra che Atropo e Lachesis, le due Moire in primo piano, agiscano d'intesa, quasi con piacere, nonostante la disperazione o forse l'indifferenza di Chloto (che ha l'aspetto quasi di una maschera tragica greca).
(87 Sylvia, 6 gennaio 2014. Osservata una occultazione della durata di 20,05 s centrata sul tempo 21h 21m 19s,91 (Baruffetti) ed un'occultazione della durata di 20,89 s centrata sull'istante 21h21m14s,52 (Bigi). Entrambi i tempi sono in TU, per l'ora civile italiana c'è da aggiungere un'ora. Questa quinta osservazione positiva è stata senza dubbio una delle più “sofferte” del GAM. Sembrava che l’asteroide (Sylvia) ce l’avesse con noi. Esattamente un anno fa, la sera dell’Epifania del 2013, (87) Sylvia aveva infatti prodotto un’occultazione di un’altra stella. L’evento, data la facilità dell'osservazione e le caratteristiche interessanti di Sylvia di cui diremo fra poco, aveva fatto nascere una campagna osservativa a livello europeo cui avevano preso parte una cinquantina di osservatori (principalmente in Francia, Svizzera ed Italia), 16 dei quali sono poi riusciti ad ottenere un risultato positivo. Anche a Massa ci eravamo preparati con tre postazioni fra Massa, Carrara e Marina di Carrara. Nei giorni immediatamente precedenti l’evento, le zone interessate si erano via via meglio definite e la nostra zona risultava vicino al bordo. Per questo avevamo pensato, visto anche il meteo previsto su Massa e Carrara (nuvoloso, come poi è stato, rendendo inutile l’attesa di Michele Bigi, Giancarlo Bonatti e Daniele Del Vecchio) di operare per la prima volta anche con una stazione mobile. Ovvero caricare su un’auto un telescopio e tutta la strumentazione necessaria per la videoregistrazione dell'evento, ed andare a cercare una zona serena in Liguria, dove la probabilità (meteo e astronomiche) aumentavano. Così Pietro, Luca e Gabriele, poco prima della mezzanotte, si erano mossi per arrivare fino a Genova e vedere come era il meteo. Il viaggio esplorativo aveva rilevato un piccolo sprazzo di sereno dalle parti di Sarzana ed uno più ampio verso Chiavari, per il resto nubi compatte. Arrivati sulle colline di Genova si continuavano a vedere nubi fin dove l’occhio poteva giungere, per cui si è deciso di tornare indietro alla ricerca di uno spazio sereno, che incontrammo in un’aria di parcheggio dell’autostrada A12 presso l’uscita di Rapallo. Un cielo terso e spettacolare: un vero miracolo vista la cappa di nubi che avevamo visto per oltre 100 km. Montammo alla svelta il telescopio (causando la “fuga” di qualche auto appartata nell’area di parcheggio, i Anche questo 6 gennaio (2014) il cielo era per metà nuvoloso, ed ove non c’erano nubi regnava una nebbia Le due curve di luce ottenute la sera del 6 gennaio 2014, in alto quella di Pietro di Baruffetti e sotto quella di Michele Bigi, sono qui a destra. Ogni linea verticale, nella curva di Baruffetti, indica il passaggio di 10 secondi, con la linea gialla che indica la coppia Sylvia+stella occultata e la verde quella di una stella di confronto lì vicina. Le oscillazioni anche fuori dal momento d Ma cosa aveva di così particolare Sylvia da muovere, lo scorso anno, 50 persone in giro per l'Europa (in un caso un' Sylvia venne scoperto quasi 150 anni (per l'esattezza il 17 maggio 1866) dall'Osservatorio di Madras (India, all'epoca sotto il dominio inglese: l'osservatorio era stato fondato, a scopi scientifici, di navigazione e meteo, dalla Compagnia Britannica delle Indie Orientali) da Norman Robert Pogson (1829-1891) astronomo inglese che fu direttore di tale osservatorio (il primo ed unico osservatorio astronomico indiano fino al 1886). Di quest'astronomo, di cui vediamo a lato un ritratto fotografico, c'è da ricordare almeno due cose: il Catalogo Madras (un grande catalogo stellare di 11015 stelle) e, ancor più la definizione matematica delle scale delle magnitudini stellari, tuttora in uso. Questa scala venne introdotta proprio nella presentazione di una sua tabella della luminosità degli asteroidi nel 1857, fatta all'osservatorio dell'Università di Oxford, 4 anni prima del trasferimento in India. Vedi articolo originale in cui veniva annunciata la scoperta di Sylvia e l'articolo in cui Pogson presenta la sua formula per le magnitudini (a partire dalla seconda pagina). La proposta Pogson, fu di fissare come pari ad una magnitudine la differenza di luminosità di due oggetti il cui flusso luminoso differisce di un valore effettivo di circa 2,512 (o, per essere precisi, di un valore pari alla radice quinta di 100). In altre parole Pogson stabilì che due stelle il cui flusso luminoso fosse pari, rispettivamente, a 100 ed 1, tali stelle dovevano avere una differenza, in magnitudine, pari a 5 magnitudini. Questo tipo di risposta fisiologica del nostro occhio accade anche per altri aspetti fisiologici (la risposta all'intensità del suono, al peso di un oggetto, ecc.). E' questo ad esempio che ci permette di sopportare la vista della Luna e di vedere anche la luce delle stelle più deboli. nessuno di noi direbbe che fra queste due luci ci sia, fisicamente, un rapporto di 5.000.000 a 1. La formula base della relazione di Pogson è quindi: ma - mb = -2,5 log Ia/ Ib La formula lega la magnitudine apparente di una stella a e di una stella b al logaritmo del rapporto effettivo fra l'Intensità del segnale luminoso proveniente dalle due stelle (misurato mediante un fotometro od altro strumento che misuri fisicamente – e non fisiologicamente come fa l’occhio – la luce di una stella). Un esempio sono i valori di luminosità che abbiamo usati e che vediamo lungo l'asse y nelle curve di luce delle occultazioni riportate per i 5 asteroidi di questo articolo). Può sembrare una formula arida (ed al limite astrusa), ma applicando questa formula, coi dati che si possono ricavare dalle osservazioni (visuali o strumentali) e da campioni di distanza noti, è possibile calcolare la distanza delle galassie, la somma di due oggetti luminosi vicini, il calo di luce di un satellite quando viene eclissato dall’ombra del suo pianeta, e tante altri dati utili in astronomia.
Ma chi è questa Sylvia da cui prende nome il nostro asteroide? Risposta facile per i più anziani: trattasi di Rhea Silvia, la mitica madre dei gemelli Romolo e Remo, il primo dei quali fondò Roma. Negli anni fin verso il '70 del secolo scorso, trascinandosi nella scuola elementare i programmi dell'anteguerra, ed il culto della romanità, si era soliti festeggiare il "Natale di Roma" (ovvero il 21 aprile, nella data - del tutto arbitraria - e che risaliva allo storico latino Varrone, che, basandosi sui calcoli dell'astrologo Taruzio, dichiarava che Roma era stata fondata il 21 aprile del 753 A.C.). Da quella data si contavano gli anni, apppunto "Ab Urbe condita" (ossia dalla fondazione di Roma). In quelle occasioni era immancabile rinverdire le presunte vicende di Marte che aveva avuto i due gemelli dalla vergine vestale Rhea Siylvia. I due bambini erano stati strappati alla madre ed abbandonati alla corrente del Tevere su ordine del crudele zio Amulio, per essere salvati poi dalla Lupa e dalla famiglia del pastore/porcaro Faustolo. Nella storia dell'arte si ritrova, fra gli altri, un dipinto a olio su tela del 1616, di Peter Paul Rubens.(qui a destra) raffigurante Marte, in abito guerrirero, che visita Rhea Silvia ed i due figli. Quando si dice il caso: chi l'avrebbe mai detto a Pogson di scegliere il nome di Silvia per il suo asteroide, dato che quasi 100 anni dopo la sua morte ci sarebbe stato bisogno di due "nomi collegati" dal momento che sarebbero stati ritrovati due lune satelliti del suo asteroide!!! |